Un appello all'amministrazione

Milano aderisce all'iniziativa lanciata dal Gruppo nazionale Nidi e Infanzia in occasione dei 40 anni della legge 1044 istitutiva degli Asili Nido in Italia.
Anche, e soprattutto, questo momento di crisi chiediamo alle nostre amministrazioni di investire nel futuro, negli asili nido, nei servizi all'infanzia e in tutto il mondo dell'istruzione.
Invitiamo tutti i genitori a sottoscrivere questo appello, anche proponendo idee e spunti da sottoporre all'amministrazione, inserendo un commento qui sotto

I: OCCHIO NON VEDE CUORE NON DUOLE



----Messaggio originale----
Da: patrizia.quartieri@fastwebnet.it
Data: 16/12/2009 22.51
A: <noi_di_itaca@googlegroups.com>
Ogg: OCCHIO NON VEDE CUORE NON DUOLE

 

COMUNICATO

 

Oggi  a Milano il personale dei nidi accreditati  avrebbe voluto scioperare e noi saremmo  stati al suo fianco perché vogliamo un servizio migliore per i nostri bambini: la commissione di garanzia lo ha vietato.

 

56 nidi dati in appalto per 1500 bambini dovevano rappresentare il “ nuovo modello Milano” con mamma e papà  che  finalmente possono scegliere tra i nidi accreditati  il preferito.

Invece  il cambio di cooperativa  avvenuto  grazie ad un bando  emesso in piena estate    ha fatto presto aprire gli occhi : altro che libera scelta, adesso l’educazione  è subordinata solo a logiche di risparmio. 

Infatti le precedenti cooperative  hanno dovuto ritirarsi a causa del nuovo appalto  improntato solo al  ribasso.

Ora si fa leva sulla necessità di trovare un posto  per il proprio bambino ( pena , per la donna, di perdita del lavoro) e in cambio si chiede la rinuncia  a reclamare quanto dovrebbe essere garantito come un diritto. 

Per il Comune  viene ritenuto più vantaggioso “comprare” posti anche in nidi privati piuttosto che aprire nuove strutture pubbliche. Quelle dove di norma si trova  più trasparenza e  maggior continuità, attenzione alla formazione degli operatori, alla  relazione educativa, alla partecipazione dei genitori. 

Del resto se un posto di nido a gestione diretta costa al Comune circa 1000 euro e  oggi in appalto poco più della metà, come è possibile garantire la stessa offerta?

Basta chiederlo a qualche educatrice  o qualche ausiliaria che pur di non perdere quelle 700 euro al mese, è costretta a rinunciare a dare dignità al proprio lavoro subendo riduzioni  del monte ore,  pause lunghissime, rapporto numerici con i bambini ben oltre la soglia prevista per ridurre il personale,   flessibilità oraria imposta, non copertura in caso di assenza , aumento del carico di lavoro . Oppure basta guardarsi intorno: i vecchi gestori si sono portati via tutto e il tutto non è ancora stato sostituito. A ottobre in un nido mancavano ancora  gli estintori e sono arrivati solo a seguito di reclami dei genitori.

Ma c’è di più.   A  fronte di una nuova organizzazione  di un servizio così delicato, dopo tre mesi non è ancora partito un sistema di controllo e di monitoraggio  da parte dell’Amministrazione.  Carta bianca alle nuove cooperative. Ma chi stabilisce e come si stabilisce che tutto è a norma ? A  chi tocca il compito di controllare, garantire il buon funzionamento? Dovrebbe essere il comune, ma si sa:   se occhio non vede, cuore non duole.

Basta non attivare controlli, non uscire quando arrivano le segnalazioni ( altrimenti si correrebbe il rischio pure di  sanzionare quella cooperativa  così “virtuosa”) e il gioco è fatto.

Davvero questo gioco  vale la candela?

Stare oggi dalla parte delle educatrici  non  è solo faccenda sindacale. Occorre una vigilanza che il Comune non ha ancora colpevolmente attivato  sulla pelle dei bambini, trattati a volte come pulcini da allevamento.   Ma anche una  vigilanza sul rispetto  del personale che pur di non perdere il posto di lavoro è costretto ad adeguarsi a ritmi e rapporti  lavorativi di scarsa sicurezza per sé e per i bambini.  Se si soldi non bastano, si tratta di dare altre priorità o chiedere al Governo amico di intervenire. Quel  governo che mette a disposizione 13 milioni per la messa in sicurezza  dei milanesi dai rom  e taglia senza pietà sui servizi sociali.

Ridurre all’osso ogni parametro di sicurezza,  muoversi quotidianamente sul filo della norma fino ad oltrepassarne i confini,  rinunciare ad  investire in formazione, non assumersi la  responsabilità di  prevedere e attuare fin da subito forme di controllo rigoroso  con parametri trasparenti e univoci , scegliere di non darsi un respiro pedagogico, oltre a  essere modelli da non seguire , mi riportano alla mente i bambini maltrattati dell’asilo di Pistoia.

Quello che è successo all’asilo privato Cip e Ciop è sì follia. Ma non solo.

Il Consigliere comunale

      patrizia quartieri

 

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